Esercizio: Il terzo occhio

Premessa

L’esercizio “Il Terzo Occhio” nasce suggerito da alcune frasi di Mejerchol’d inserite nella relazione sul “Sistema e sui metodi della recitazione dell’attore” tenuta a Leningrado presso l’Istituto di Storia delle Arti dove afferma che l’attore deve “analizzare in ogni momento i propri movimenti (…)e poi, sulla base della propria analisi, l’attore, di minuto in minuto, di prova in prova, migliora e il suo apparato intellettivo diventa più agile” – cit. Vsevolod Mejerchol’d. L’Attore Biomeccanico- ed. Ubulibri  pag, 18-.

Precisiamo che l’esercizio nulla ha a che fare con la biomeccanica, ma nasce da una suggestione creata da suddette parole.

Esercizio “Il Terzo Occhio”

I Fase

Colui che guida l’esercizio chiede al discente di immaginare di essere guardato da un suo “terzo occhio” posizionato al centro della sala in cui si trova,

II Fase

Colui che guida l’esercizio prepara un percorso realizzato con 3/5 sedie.

III Fase

Si chiede al discente di memorizzare il percorso visivamente.

IV Fase

Colui che guida l’esercizio dà al discente un vincolo: durante l’esercizio si dovrà fermare appena sentirà sbattere le mani.

IV Fase

Si chiede al discente,  senza minimamente toccarla precedentemente, di sedersi su ogni sedia  percorrendo lo spazio memorizzato, camminando in maniera fluida ad occhi chiusi e declamando, al tempo stesso, un brano imparato a memoria o cantando una canzone. Sia il brano che la canzone devono essere esposti in maniera fluida, senza nessuna esitazione.

V Fase

Iniziato il percorso se il discente, nel sedersi, sta per cadere udito il battito delle mani di colui che guida l’esercizio, si fermerà.

Avvertenza:

Se il discente prima di sedersi tocca la sedia con una mano o con un piede, non fidandosi del proprio “terzo occhio”  sarà obbligato a ripetere l’esercizio. 

Osservazioni:

Questo esercizio ha moltissime varianti e può essere fatto creando molteplici complicanze, assegnando al discente ulteriori “compiti fisici”. Da notare come esso “allena” contemporaneamente più “concentrazioni”. Infatti, anche solo nell’esercizio base, si è costretti a stare attenti a muoversi nello spazio ad occhi chiusi e a declamare un testo.

Francesco Scotto- Associazione Linguaggi Trasversali

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *