di Francesco Scotto
Il teatro mi ha formato, ha tracciato il sentiero di quel che sono. Mi ha educato a vivere. Chi si ricorda di me bambino, sicuramente ricorda un bambino paffutello, che in pubblico, fra persone che non conosceva, non parlava mai e quelle poche volte in cui decideva di farlo, veniva spesso deriso per la sua accentuata balbuzie. Io ricordo come un incubo i miei primi giorni di scuola: gli insegnanti che mi chiedevano di presentarmi, io li accontentavo e subivo una pioggia di risate, che in me si trasformavano in lacrime, in rabbia, in dolore. I miei genitori, pur essendo entrambi bravissimi formatori, niente potevano fare per alleviare le mie angosce, i miei problemi: erano troppo coinvolti, forse ne erano concausa, grazie ad un inconsapevole ed eccessivo desiderio di protezione. Fu in quel periodo pre adolescenziale che nacque la mia passione per il teatro, dapprima appassionandomi agli sketch che mio padre scriveva per i suoi alunni, poi appassionandomi, con tutta la mia famiglia, al teatro di Eduardo de Filippo: una stella polare per chi fa teatro al sud. Negli anni ho conosciuto, tramite loro scritti e di persona, persone che per me sono diventati Maestri: Grotowski, Peter Brook, Eugenio Barba, Michele Monetta, con i quali condivido l’idea che il teatro, al di là della forma spettacolare, è un eterno, continuo, infinito motore di crescita personale che coinvolge il tuo corpo, il tuo pensiero, la tua anima. Mi guardo indietro e mi accorgo che il teatro mi ha insegnato a pensare, a sognare, a vivere fra la gente. Oggi in me c’è ben poco di quel bambino timido che aveva paura degli altri; nel tempo ho fatto spettacoli, formato compagnie teatrali, insegnato teatro nelle scuole, nelle case circondariali, nei centri per diverse abilità, ho fatto politica, mi sono candidato, ho fatto comizi. Il teatro mi ha dato la possibilità di guardare oltre l’orizzonte che quel bambino balbuziente tanto tempo fa dava a se stesso. Ora, sia ben chiaro, non è che non balbetti più, ma quelle poche volte che mi capita, sorrido, convinto che conta più quello che ho da dire che il come lo dico e che all’interlocutore non resta altra scelta che aspettarmi e, nel farlo, può ridere senza scalfire minimamente il mio umore. Quest’anno ripartono i corsi di PROTEATRO, a volte la pubblicità deve essere per forza fredda, veicolare notizie, ma almeno sul mio profilo personale voglio sottolineare le motivazioni che mi spingono a tenere un corso e che sono dovute soprattutto al fatto di tramandare esperienza, alla voglia di creare una comunità teatrale di persone che più di fare uno spettacolo vogliono stare bene con gli altri e con se stesse. La voglia di trasmettere il senso del perché la frase il “Teatro è vita” non è solo una frase fatta…. Che sia un buon anno di lavoro per tutti coloro che si iscriveranno…