Fare teatro non è facile. Fare l’attore non è facile. Far vivere un personaggio dando ad esso le proprie caratteristiche fisiche è tutt’altro che semplice. Ci si diverte e si può far emozionare, certo, ma, se fatto bene, non sarà mai una passeggiata, Il talento, quando c’è. va curato, sviluppato, preservato, solo il talento non basta a reiterare successi. Un attore che non cura il proprio talento, finirà per adagiarsi su di esso, finirà per fare sempre le stesse cose. Tradendo, così, l’essenza del proprio lavoro: il mutarsi.
Quando iniziamo un corso teatrale chiediamo a tutti di entrare in un’atmosfera extra-quotidiana, dove tutto è permesso. E’ permesso tornare bambini, camminare in modo strano, parlare all’incontrario, La prima cosa che ci preme è liberare chi partecipa al corso dello “sguardo degli altri”. Nella quotidianità ognuno di noi ha una postura fisica che gli appartiene, data anche dal ruolo sociale che si ha, enormemente condizionata dallo “sguardo degli altri”. Siamo quello che gli altri vedono, diventiamo ai nostri occhi quello che gli altri vedono. Le inibizioni e i condizionamenti sociali, sono le prime cose che andiamo a demolire. Nelle due ore di durata della nostra lezione lavoriamo affinché il corpo e la mente si sentano del tutto liberi. Questo per noi è l’extra-quotidiano: libertà di non essere costretti a corrispondere a se stessi,
Spesso è difficile far passare dei concetti, chi partecipa è restio a liberarsi delle proprie inibizioni, è restio ad aprirsi al proprio immaginario, Si sente imbarazzato, come se ai suoi stessi occhi stesse facendo una cosa stupida. Eppure il training per un attore, o per chiunque voglia divertirsi ad andare in scena, dovrebbe essere visto e vissuto come un semplice allenamento, nel quale si studia e si impara da se stessi. Quando si assiste ad un allenamento di una squadra sportiva, nessun giocatore si trova ridicolo ai propri occhi quando in pantaloncini e maglietta corre e saltella per prepararsi ad una partita, né il pubblico li trova ridicoli. Il riscaldamento, la preparazione fisica è convenzionalmente accettata da tutti. Per ovvie ragioni nel costruire una finzione, nel farla nascere davanti al pubblico come se fosse vera, non può essere svelato quanto lavoro ci sia per prepararla. Il lavoro delle prove non è quasi mai visibile, non si conosce quasi mai come un attore si prepara alla messa in scena, Di lavoro ce n’è ed è tanto! E’ quello che nei nostri corsi cerchiamo di far capire con l’aiuto degli esercizi. Noi arriviamo al testo, non partiamo da esso.
Uno dei primi esercizi che facciamo fare a coloro che partecipano al nostro corso è quello che abbiamo denominato : Fare il caffè!
Prima di spiegare l’esercizio, corre l’obbligo fare una premessa: è difficile tramite la scrittura spiegare un esercizio fisico, che richiede di essere realizzato con l’uso del corpo e che ognuno fa e realizza in modo totalmente diverso.
Per essere completo l’esercizio ha bisogno di uno o più osservatori, più l’occhio dell’osservatore è preciso, più chi fa l’esercizio capisce i propri errori.
Spiegazione esercizio : Fare il caffè!
I Step- Si chiede a colui che fa l’esercizio di spiegare come fa il caffè: dove ha la macchinetta, dove prende l’acqua, dove prende il caffè ecc.ecc
II Step- Si chiede a chi fa l’esercizio di mimare senza l’aiuto della voce (divieto assoluto), la preparazione del caffè.
III Step- L’Osservazione: il 90% di chi fa questo esercizio, e non è abituato ad un uso “controllato” del proprio corpo, sbaglia qualche passaggio ( tipo: non mette l’acqua nella macchinetta, non posiziona il filtro, non chiude la macchinetta…) ed è costretto a ricominciare da capo, E’ interessante notare come quando si chiede una spiegazione sul modo di procedere usato, nel 95% dei casi si rileva come l’immaginario sia preciso, mentre il corpo non corrisponde ad esso.
Far corrispondere il proprio immaginario al gesto fisico che si produce è per un attore di fondamentale importanza.
Francesco Scotto- Linguaggi trasversali