Se guardi il cielo, alzi gli occhi. E’ inevitabile. Tutti lo fanno. Ma, se guardando il cielo, si vuole trasmettere un’emozione consapevole? Un’emozione che possa far comprendere a chi ci guarda la bellezza dell’Universo? Ecco che qui subentra il teatro, la pratica teatrale, l’importanza di conoscere la grammatica del proprio corpo, al di là del fatto artistico, al di là della rappresentazione.
Conoscere e prendere consapevolezza dei legami che ci sono fra il proprio mondo emotivo e l’espressività del proprio corpo: è questo il motivo principale per partecipare ed iscriversi ad un corso teatrale. Lo spettacolo, la messa in scena e gli applausi vengono dopo.
Molti, gran parte di noi, sono gusci inespressi, mai aperti all’altro. Nel proprio immaginario sognano ogni giorno di diventare leader politici, parlare fluentemente in pubblico, essere amati, essere considerati importanti, essere protagonisti; vivono, invece, condizionati dagli altri, dallo sguardo degli altri, dal giudizio degli altri. Si creano gabbie da cui giorno dopo giorno non riescono a liberarsi, diventando anonimi perfino a se stessi.
La pratica teatrale serve ad uscire fuori dal guscio, a liberare, in maniera consapevole, l’espressività delle proprie emozioni dai condizionamenti esterni. Aiuta ad essere quello che si vuole essere, aiuta a realizzare e far diventare reali i propri orizzonti interiori, ciò a prescindere, meglio ribadirlo e sottolinearlo, dal mero evento artistico.
Non è facile, per riuscirci ci vuole tempo, pratica, allenamento, reiterazione instancabile dei gesti, bisogna acquisire tecniche e farle proprie, ma il punto d’arrivo sarà mille miglia lontano dal punto di partenza, basta provarci.
Francesco Scotto- Presidente Linguaggi Trasversali